I BRACCIALETTI DEI “TIFOSI”E LA NAVE DEL CALCIO ITALIANO CHE AFFONDA
Tutto va bene Madama la marchesa. Questa era l’espressione, narrata in una canzone francese, con cui un servitore cercava di rassicurare la marchesa mentre le comunicava che i cavalli erano tutti morti nell’incendio, provocato dal suicidio del marito, delle stalle e dell’intero palazzo. Un’espressione che ben si adatta al calcio italiano. Infatti, lo sport più amato in terra nostrana va a fuoco, mentre i servitori “non disinteressati” che ne occupano i vertici, e quelli che ne narrano le vicende, minimizzano i problemi, nonostante le fiamme che lo divorano siano evidenti. L’ultima “vampata”, di questo incendio, arriva dallo stadio Meazza di Milano dove si sono affrontate le compagini dell’FC Internazionale Milano e dell’Atalanta Bergamasca Calcio. In tribuna, a seguire questo match, compare il designatore arbitrale Gianluca Rocchi. Nulla di male, se il capo delle giacchette nere va ad assistere ad una gara di cosi grande importanza. Solo che lo stesso designatore, nelle foto scattate in tribuna, compare con un braccialetto dell’Inter. Una testimonianza del fatto che, chi dovrebbe essere al di sopra delle squadre che si fronteggiano sul rettangolo verde, invece non lo è affatto. Infatti parteggia per una di loro indossando un cimelio, di quella compagine, come un tifoso qualsiasi. Appena le immagini hanno fatto il giro del web, una buona parte dei parolai italiani, appartenenti ad una informazione nostrana, che Report senza Frontiere la colloca al 41°, si sono affrettati ad etichettare come una normale procedura. In sostanza, secondo tali prolissi addetti ai mass media, non esiste nessun scandalo poiché il braccialetto verrebbe fornito dalle società di calcio, che ospitano l’evento sportivo, a tutti coloro che hanno l’autorizzazione ad entrare nelle aree dedicate. Tralasciando la veridicità del fatto che in tutti gli stadi avviene ciò, ci sono alcune domande a cui non si danno delle risposte, ovvero:
1) ammettendo che sia vero che in ogni stadio avviene la consegna del braccialetto, perché, una volta dentro lo stadio, il designatore degli arbitri continua ad indossarlo? Poteva benissimo riporlo in una tasca invece di tenerlo in bella evidenza. Un fatto, quest’ultimo, che non è stato mai documentato in altri stadi. E se ciò non fosse stato consentito dal regolamento della società dell’Inter, ovvero togliersi il braccialetto, non sarebbe stato meglio che il capo degli arbitri si fosse comprato un biglietto della partita, magari in una curva, e dimostrare così di essere al di sopra delle parti? Perché, ricordiamo a Gianluca Rocchi, che chi occupa alcuni posti di garante super partes non deve essere solo al dì sopra delle parti, ma deve anche apparire tale;
2) se il designatore avesse indossato il braccialetto della Juventus, allo stadio di Torino, cosa sarebbe successo? Sicuramente le TV, i giornali, le radio, i social e qualsiasi altro mezzo di comunicazione avrebbero gridato allo scandalo. Come, del resto, fecero per molto meno mandando sul rogo, diciannove anni fa, la quadra a strisce bianconere che trionfava sia in patria e fuori, e come si è puntualmente ripetuto negli ultimi anni;
Sono domande che, ne sono certo, resteranno orfane di risposte che abbiano le stigmate della verità.
Di sicuro, “quei moralisti con il dito teso”, (prendendo a prestito il titolo di un articolo scritto da Indro Montanelli sul Corriere della Sera), con la maglietta a strisce nerazzurre, che rinfacciavano ad altri la sceneggiatura di film di cui, invece, loro erano stati sia i produttori che gli attori protagonisti, adesso non protestano più. Forse, perché l’avere alcuni tifosi “prestigiosi” che di gloria, come cantava De André, toccano gli apogei, oltre che i posti di potere, aiuta a glorificare questo status quo. Antonio Pesca