POGBA IMBROGLIO DOPING, NELLE CONTROANALISI LA SOSTANZZA DOPANTE CAMBIA
Continua a tenere banco la questione relativa all’esito positivo delle controanalisi effettuate sul campione B delle urine di Paul Pogba, a causa del quale il centrocampista della Juventus potrebbe rischiare fino a 4 anni di squalifica.
Nelle ultime ore, tuttavia, sono emersi alcuni dettagli sulla vicenda che potrebbero dare ai legali del calciatore francese la possibilità di approntare una linea difensiva ben diversa da quella che si pensava in origine. Pogba era risultato positivo agli esami antidoping effettuati a conclusione del match tra Juventus e Udinese, conclusosi con il risultato di 3-0 in favore della Vecchia Signora: una partita, quella disputata lo scorso 20 agosto, in cui il centrocampista non era neppure sceso in campo. L’esito delle controanalisi mirate alla rilevazione del testosterone dovrebbe, secondo quanto emerso nelle giornata di ieri, inchiodare il centrocampista alle proprie responsabilità.
Gli avvocati che tutelano i suoi interessi hanno una settimana di tempo per presentare una memoria difensiva in vista del processo, ma questa potrebbe venirsi a delineare in maniera molto differente rispetto al previsto. E questo per il fatto che, stando a quanto riportato da il Corriere della Sera, la sostanza a cui Paul Pogba è risultato positivo non sarebbe il testosterone.
Secondo il quotidiano milanese, il referto ufficiale riferiva di una positività al “testosterone e suoi metaboliti”, ma in realtà la sostanza assunta dal francese sarebbe un’altra. Si parla infatti di Dhea (deidroepiandrosterone), vale a dire quello che viene definito “ormone della giovinezza”, un contaminatore presente in numerosi prodotti contro l’invecchiamento e per il miglioramento della forza muscolare, peraltro non sempre indicato nelle etichette.
Dhea e testosterone sono spesso confondibili dato che producono gli stessi metaboiliti, ma essendo le controanalisi più mirate è stato possibile, grazie all’individuazione di atomi di carbonio, chiarire quale fosse esattamente la sostanza dopante individuata nelle prime analisi.
Ma cosa potrebbe cambiare ora per i legali, dato che entrambe le sostanze risultano comunque proibite e il loro utilizzo comporta pesanti squalifiche? Il Dhea, vietato in Italia solo dal 2021, è in commercio in tanti altri Paesi e talvolta non viene quindi espressamente indicato come sostanza dopante sulla confezione.
Gli avvocati avranno maggiori appigli per perseguire la tesi dell’integratore contaminato dinanzi alla Procura antidoping, ma serviranno informazioni precise per riuscire a ottenere uno sconto di pena: le tempistiche di assunzione di Dhea possono essere individuate con estrema precisione e Pogba dovrà fornire minuziosi dettagli su quando, come e in che quantità ha assunto il prodotto contenente la sostanza incriminata.