JUVENTUS PENALIZZATA LA CRONACA DELL’UDIENZA DI IERI
Il procuratore federale Giuseppe Chiné ha avuto la parola per primo, come da prassi, dalla presidente della Corte federale d’appello, Ida Raiola, e ha arringato per un’oretta buona (l’udienza, svoltasi in remoto, è stata puntualmente aperta alle 10). Ha ribadito, Chiné, la convinzione che l’ex vice presidente Pavel Nedved e gli altri sei membri del Consiglio di amministrazione bianconero non potevano non sapere cosa e come operavano sul mercato i dirigenti apicali del club. Perché il modus operandi ripetuto, perché il sistema reiterato, perché le plusvalenze conclamate… Perché – stringi stringi – visto il ruolo che avevano, dovevano sapere per forza. Ecco. L’accusa ha parlato mentre la presidente Raiola prendeva appunti e sotto lo sguardo sbigottito e incredulo dei legali bianconeri Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Flavia Tortorella i quali (prendendo appunti pure loro) riscontravano che quell’ammanco causale lamentato dal Collegio di garanzia in merito alle condanne dei dirigenti senza delega, tale restava. Lo sbigottimento s’è fatto rabbia e incredulità allorché Chiné, passando ad argomentare in merito alla penalizzazione della Juventus, ha proposto un -11 giustificandolo con la necessità di dare una pena che fosse realmente afflittiva.
La parola è passata a Bellacosa, legale della Juventus. Pure lui s’è preso un’ora buona di tempo per sottolineare che sui componenti del Cda continuavano a non esserci prove di colpevolezza e responsabilità e che dunque la penalizzazione per la Juventus risultava spropositata. Lo era il -15 come lo sarebbe stato il -11. Quanto al modo di intendere il concetto di afflittività, beh… C’è tutto un campionario di paradossi, eccezioni, controsensi, incongruità.
Sangiorgio e Tortorella hanno preso infine la parola in difesa degli ex componenti del Consiglio di amministrazione. Sono stati più stringati, non meno ficcanti a giudicare dall’esito finale di proscioglimento per Nedved&C.