UNA SENTENZA VERGOGNOSA

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Ore 14,30: il giorno prima di Juventus-Atalanta non è una vigilia come le altre alla Continassa. All’inizio dell’allenamento ci sono tutti i componenti del gruppo squadra, compreso gli infortunati che diversamente sarebbero in infermeria. Ci sono i neo dirigenti Gianluca Ferrero e Maurizio Scanavino, rispettivamente presidente e amministratore delegato dal 18 gennaio scorso: sono uomini di fiducia di John Elkann e parlano ovviamente per nome e conto della proprietà che li ha voluti alla guida della Juve per vivere questo momento delicato. Il -15 punti in classifica rischia di pesare anche sulla testa dei calciatori, che tuttavia non hanno chiesto nulla fin qui e anzi – almeno buona parte – hanno mostrato il loro attaccamento alla squadra pubblicando sui social una foto di squadra.

Parlano i dirigenti e il messaggio è in linea a quanto detto nel corso della loro presentazione qualche giorno fa. Poche parole ma significative: “Di fronte all’ingiustizia bisogna essere compatti e fare ognuno il proprio mestiere. Noi difendendo il Club nelle opportune sedi e voi sul campo facendo punti. Oggi più che mai voi rappresentate milioni di tifosi in tutto il mondo”, in sintesi. Proprio ai tifosi Ferrero si era rivolto qualche giorno fa, rassicurandoli: “Ci difenderemo con pacatezza e senza arroganza – aveva detto -. Abbiamo sempre rispettato, rispettiamo e sempre rispetteremo tutti coloro che sono chiamati a giudicarci, quello che vogliamo è uguale rispetto per noi e per la nostra squadra, per poter discutere con serietà e rigore quelle che sono state le motivazioni del nostro agire”. Mentre Scanavino ha ribadito che “le ambizioni della Juve non cambiano”. Certo il match contro l’Atalanta, classifica alla mano, non può essere più considerato un scontro diretto per la zona Champions, anche se i legali del club confidano nel ricorso al Collegio di garanzia del Coni per riavere i 15 punti.

STIPENDI

Se l’istanza di revocazione del giudizio sportivo sul filone plusvalenze, che ha portato alla penalizzazione di 15 punti decisa dalla Corte Federale d’Appello, è del 22 dicembre, è ancora precedente, il 29 novembre, l’apertura di un nuovo fascicolo – rispetto a quello giudicato in primavera – da parte della Procura Federale sulla base delle 544 pagine dell’inchiesta penale Prisma arrivate dalla Procura di Torino. Con due focus: gli approfondimenti sulle cosiddette partnership della Juventus con altre società, nell’ottica di un’eventuale violazione della “lealtà della competizione sportiva”, e soprattutto sulla contabilizzazione delle manovre stipendi. Che da allora sono ritenute il pericolo più serio per la Juventus. Una sintesi: quando il campionato si è fermato per Covid, la Juventus ha raggiunto l’intesa coi suoi tesserati sugli stipendi, qualificata in un comunicato ufficiale come una rinuncia a quattro mensilità, con un risparmio contabilizzato di 90 milioni. Nei fatti la rinuncia è stata a una mensilità, con delle scritture private (anche per chi avrebbe lasciato il club) per riconoscere nelle stagioni successive gli altri tre stipendi, risparmiando dunque effettivamente solo 31 milioni e spalmando su altre annualità i restanti 59: da qui il nome di “manovre stipendi”, racchiudendo operazioni di tipo diverso articolate su due stagioni, il 2019-20 e il 2010-21.

Oltre a quanto ricostruito anche dalle deposizioni dei giocatori, la famosa “carta segreta di Ronaldo” rappresenta una delle “side letter” incriminate. Secondo l’accusa, innanzi tutto quella penale che imputa conseguentemente alla Juve di non aver rappresentato al mercato una situazione veritiera delle proprie finanze, i bilanci avrebbero dovuto contenere quella previsione di spesa successiva. Che invece la Juventus sostiene di aver messo successivamente, una volta che il pagamento si è concretizzato. Accogliendo alcuni dei rilievi della Procura e dei revisori, il club ha effettuato alcune rettifiche che hanno portato alla stesura di nuovi bilanci, approvati il 2 dicembre dal cda dimissionario e il 27 dicembre dall’assemblea dei soci.

L’ARTICOLO CONTESTATO

—A livello sportivo, l’uso di “scritture private non depositate”, secondo l’ipotesi accusatoria della Procura Federale sarebbe in conflitto con l’articolo 31 del Codice di Giustizia che regola le “Violazioni in materia gestionale ed economica”. Secondo il comma 3 “la società che pattuisce con i propri tesserati o corrisponde comunque loro compensi, premi o indennità in violazione delle disposizioni federali vigenti, è punita con l’ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto, cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica”. Sebbene il tema in questo caso evidentemente non è quello dell’uso di scritture private per eventuali pagamenti in nero, resta una prassi al di fuori della disciplina stabilita. Ma in uno scenario apocalittico il rischio per la Juve potrebbe non esaurirsi con ammende salate e ulteriori penalizzazioni.

L’IPOTESI DA VERIFICARE

—È da chiarire, ma per questo serve aspettare come minimo la fine dell’inchiesta sportiva per vedere se l’accusa ha delle stime concrete a sostegno di questo argomento, se si configuri anche una violazione del comma 2 dell’articolo 31, che punisce con la retrocessione “la società che, mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi ovvero mediante qualsiasi altra attività illecita o elusiva, ottenga l’iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa sulla base delle disposizioni vigenti”. Va contro il buon senso immaginare che un club da 700 milioni di aumento di capitale in tre anni non avesse le risorse sufficienti. Ma non basta questa considerazione per escludere a priori che lo spostamento di certe poste ad annualità diverse sia stato decisivo o meno per rientrare nei parametri richiesti per l’iscrizione al campionato nel momento specifico in cui servivano.

ANCHE I GIOCATORI

—Sempre l’articolo 31 al comma 8 però allarga il perimetro delle responsabilità laddove specifica che “i tesserati che pattuiscono con la società o percepiscono comunque dalla stessa compensi, premi o indennità in violazione delle norme federali sono soggetti alla sanzione della squalifica di durata non inferiore a un mese”. Che significa ampliare la platea a rischio anche a giocatori e procuratori che hanno stipulato quelle intese. La tempistica di 60 giorni dall’apertura del fascicolo richiede che venga chiuso entro fine mese, ma è probabile che si arrivi alla richiesta di una proroga per la chiusura delle indagini, spingendo i tempi dei possibili deferimenti verso febbraio-marzo.

 

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