JUVENTUS VENERDI’ 20 LA CORTE FEDERALE DECIDE SULLA RICHIESTA DI RIPARIRE IL PROCESSO SPORTIVO
Conto alla rovescia, la Juventus si prepara alle battaglie. La Juventus quella nuova: quella ricostruita ad hoc, quella dei cinque “tecnici” che verranno formalizzati domani quali membri del nuovo Cda. Il presidente Ferrero e l’ad Scanavino, poi Negri, Pistone e Cappiello. Assieme agli avvocati. Il nuovo corso è iniziato – dopo le dimissioni dei predecessori – proprio con l’intento di far fronte alle inchieste in corso sia sul fronte della giustizia sportiva (plusvalenze: venerdì il terzo round) sia sul piano della giustizia ordinaria (udienza preliminare fissata per il 27 marzo). Fronte Giustizia Sportiva: riavvolgiamo il nastro. L’inchiesta sulle plusvalenze si era chiusa con un nulla di fatto il 17 maggio quando la Corte federale d’appello aveva respinto il ricorso della Procura e aveva confermato quanto stabilito il 15 aprile dal Tribunale nazionale: proscioglimento per tutti i 59 dirigenti e le 11 società coinvolte (il procuratore Giuseppe Chinè aveva invece chiesto, fra l’altro, per il presidente della Juve, Andrea Agnelli, un anno di inibizione e 800 mila euro di multa al club). L’impianto accusatorio era stato demolito dal verdetto in quanto è stato ritenuto impossibile fissare una valutazione oggettiva alle prestazioni dei calciatori e dunque dimostrare che i club erano ricorsi a scambi di calciatori con valutazioni economiche gonfiate per migliorare i bilanci.
La Procura Figc ha tuttavia esaminato gli atti della Procura di Torino inerenti l’inchiesta Prisma (ad Agnelli, Nedved, Arrivabene e altri dieci indagati vengono contestati reati di false comunicazioni sociali in relazione ai bilanci 2018/2019 e 2020, ostacolo alla vigilanza Consob, aggiotaggio e false fatturazioni) e richiesto – il 22 dicembre scorso – la revocazione per la sentenza definitiva della giustizia sportiva, oltre che l’apertura di una nuova inchiesta. L’udienza davanti alla Corte federale d’Appello è in agenda questo venerdì, a Roma, ore 12.30. Con l’aiuto del professor Mariano Protto – ordinario presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino, titolare dei corsi di studio “Diritto amministrativo” e “Diritto amministrativo dello sport e giustizia sportiva” – analizziamo cosa può accadere venerdì.
La Giustizia sportiva prevede tre gradi di giudizio: il Tribunale federale, la Corte federale d’Appello e il Collegio di garanzia dello Sport, che è una sorta di Cassazione sportiva perché decide solo in punto di legittimità e non entra più nel merito delle controversia. La Corte federale,che dunque è il secondo grado della Giustizia Sportiva, si era espressa in sede di reclamo contro la sentenza del Tribunale federale in ragione della documentazione allora disponibile. Successivamente alla decisione, la Procura Federale della FIGC ha ricevuto la documentazione dell’indagine penale denominata “Prisma” e in ragione di tale documentazione ha chiesto la revocazione della decisione della Corte federale di appello come consentito dall’art. 63 del Codice di giustizia sportiva del CONI. La revocazione, ove ritenuta ammissibile, consentirà alla Corte di decidere anche in ragione della documentazione acquisita in sede penale di cui solo ora la Procura federale è venuta in possesso».
Dunque, in base agli atti dell’inchiesta Prisma, quali possono essere i tasselli chiave per la revocazione?
È logico ritenere che la Procura faccia rilevare che mentre la precedente decisione era stata assunta solo sulla base degli atti di trasferimento dei calciatori (in virtù dei quali si era arrivati alla conclusione che non è possibile predeterminare il “prezzo” per il trasferimento e che quindi quanto pattuito tra club fosse determinato unicamente dalla logica del calciomercato), la documentazione dell’indagine penale dimostrerebbe il carattere fittizio delle plusvalenze, in quanto intenzionalmente volte a migliorare la situazione di bilancio, soprattutto perché simmetriche (cioè attraverso atti di cessione e di acquisto di calciatori tra due società con plusvalenze per entrambe), ripetute e sistematiche.
Cosa succede in caso di richiesta di revocazione respinta?
Se la Corte d’Appello riterrà inammissibile l’istanza di revisione, contro tale decisione è ancora ammesso ricorso al Collegio di Garanzia da parte della Procura, ove anche tale ricorso fosse respinto diventerebbe irrevocabile la decisione precedente, cioè quella della Corte federale di appello: proscioglimento per tutti gli imputati e società.
Invece cosa succederebbe in caso di richiesta accolta?
«l 20 gennaio la Corte federale d’Appello deciderà sull’ammissibilità o meno dell’istanza della Procura federale, quindi sulla sussistenza o meno dei presupposti della revocazione. Alla fase di ammissibilità seguirà l’udienza per la discussione e per la trattazione della controversia alla luce dei nuovi documenti. La Procura federale potrebbe riformulare l’atto di deferimento. Nel precedente giudizio si era limitata a chiedere l’inibizione per i dirigenti e un’ammenda per le società. Alla luce dei nuovi documenti potrebbe chiedere l’applicazione di sanzioni più gravi quali punti di penalizzazione (come nel caso della decisione sulle plusvalenze del Chievo) o addirittura, ma sembra davvero difficile, la retrocessione per la prossima stagione.