TRAPATTONI, ALLEGRI E I VAFFA DI PLATINI
Ho avuto modo di leggere l’intervista a Michel Platini che ha risvegliato in me tanti splendidi ricordi di sue giocate meravigliose e di una squadra che per me rimane irripetibile. Devo dire che mi ha molto colpito il suo parallelismo tra Allegri e Trapattoni dove lui afferma che praticamente il livornese è l’erede del Trap del quale applica le stesse teoria calcistiche. Io ho il difetto che non riesco a non dire ciò che penso, sono sempre stato amante del bel gioco attraverso il quale, secondo me, arrivano i risultati per cui per me il calcio è e deve essere divertimento. Mi hanno detto che se voglio divertirmi devo andare al circo, ne prendo atto ma rimango della mia opinione anche se devo ammettere che hanno ragione gli ormai pochi difensori di Allegri per i cinque anni passati, facevamo schifo, due tiri in porta, tre punti, tutti felici e cinque scudetti. Parere rispettabilissimo, ci mancherebbe, non sono certamente il depositario di certe verità calcistiche, ma forse sono condizionato dal fatto di aver smesso di giocare a trentanove anni e giocando quasi sempre da regista ero obbligato a metterci la testa, usare il cervello per cercare scambi e possibilmente bel gioco, senza di quello non c’è secondo me divertimento.
Tornando alle affermazioni di Platini un po’ mi viene da sorridere. È innegabile che Trapattoni sia stato un simbolo della Juve Bonipertiana per dieci anni, credo sia un record, ed è stato osannato, beatificato, fatto quasi Santo da tutta la stampa, i media e i tifosi dell’epoca. Devo dire, forse sto bestemmiando, che io non sono tra questi. Tutti ricordano ciò che il Trap ha vinto, ma nessuno si permette di ricordare ciò che ha perso. Emblematica la finale di Coppa dei Campioni con il modesto Amburgo dove fu il responsabile di uno schieramento demenziale, con Platini schierato centravanti. Non voglio andare troppo in certi dettagli ma mi fa ancora più male pensare ad una semifinale di coppa delle Coppe contro l’Arsenal dove giocava ancora il futuro Lyam Brady. Ebbene, pareggio 1 a 1 a Londra, al ritorno, a cui assistetti personalmente con stadio strapieno, sarebbe bastato lo 0 a 0 e fu una partita terribile, tutta difesa, uno schifo vergognoso, non un tiro in porta, ma c’era ormai la finale a portata di mano. Al novantesimo calcio d’angolo per gli inglesi, il loro allenatore fa entrare un brocco spilungone credo norvegese o finlandese alto due metri, suo colpo di testa e gol, addio finale tra i fischi poderosi del pubblico. Questo non fu un caso isolato, Trapattoni è sempre stato giudicato un difensivista convinto come dimostrò anche in nazionale, ma Platini non può non ricordare tante e tante situazioni in cui proprio lui entrò in polemica con l’allenatore. Ne fui testimone decine di volte quando ad esempio in certe partite con le piccole magari vincevi uno a zero a venti minuti dalla fine con Ascoli, Avellino, Como o Catanzaro e lui faceva segno di stare indietro, faceva uscire una punta tipo Paolo Rossi o Bettega e faceva entrare Caricola o Prandelli tra le urla di disapprovazione del pubblico e Michel che lo mandava platealmente a cagare. Il francese, ripeto, non può aver dimenticato questi particolari perché non erano episodi isolati, anzi, frequentissimi, ma forse con l’età ha perso un po’ di memoria. Quello che mi fa incazzare ancora oggi è il fatto che con certi giocatori non puoi impostare sempre partite difensive, avevamo sei campioni del mondo più Platini e Boniek, gli altri dovevano essere terrorizzati da noi. È vero ed è giusto rimarcarlo che si sono viste anche belle partite, alcune bellissime, bastavano lanci da sessanta metri di Michel per Ziby o le sue punizioni fantastiche e decisive, ne ricordo una in un derby difficilissimo, una semifinale di Coppa dei campioni in trasferta contro l’Aston Villa dove la Juve dette spettacolo come in quasi tutte la partite di coppa di quell’anno, una squadra irresistibile che vinse la coppa, purtroppo senza senso, con la finale e la strage dell’Haysel. Quel che io contesto al Trap è che quella squadra avrebbe avuto la potenzialità di vincere anni e anni lo scudetto e la Coppa dei campioni, ma la mentalità con cui scendeva troppo spesso in campo era troppo difensivistica, lasciava sempre l’iniziativa agli avversari e anche quando era assolutamente superiore, andata in vantaggio si chiudeva a riccio, tirava su un muro che con i Gentile, Cabrini, Brio, Scirea, Furino e compagnia nessuno riusciva a scalfire. La grande differenza che c’è con Allegri è in ogni caso la grande organizzazione, difesa certamente ma con tutte le pedine al posto giusto e onestamente bisogna dire che gli unici giocatori che forse troverebbero posto in quella Juve là sono De Light e Chiellini. Il resto è fuffa. Trapattoni ha incarnato un tipo di calcio d’altri tempi e nella Juve ha avuto la fortuna di avere una super squadra per molti anni che non ha sempre sfruttato benissimo per il suo valore, quando è andato all’Inter ci ha messo un bel po’ di anni per vincere lo scudetto e l’ha fatto solo quando anche lì gli hanno dato una super squadra. Con altre società solo tristi fallimenti. Un mio amico in questo caso direbbe una frase volgare che non mi sento di dire per esteso ma che da perfettamente l’idea : è facile scop… con l’ ucc….d…. Prova con…..Allegri a suo paragone forse esiste solo per mentalità ma non per intelligenza, pratica solo un gioco difensivo perché non non ne conosce altri, la sua cultura calcistica non si è evoluta, non sa in che mondo vive, chissà cosa avrebbe fatto con quella Juve là ma per fortuna non lo sapremo mai. Sempre forza Juve Danilo Girardi