DYBALA, BONIPERTI E LO STILE JUVENTUS
A proposito di quello sguardo sibillino di ieri sera che secondo me stava a metà tra “arrivederci con rancore” e “lei non sa chi sono io”, mi ha forzatamente dato una botta di malinconia al pensiero di cosa era la Juve. Mai e poi mai certe cose sarebbero successe con Gianpiero Boniperti e l’Avvocato. L’unica cosa che mi trattiene un po’ da essere incazzato nero e deluso è che Arrivabene, pur totalmente incompetente di calcio per sua stessa ammissione, sta cominciando a mettere dei seri paletti cominciando dal signorino. In nessun mestiere, come nel calcio, la meritocrazia viene elusa, scavalcata, a volte derisa. Ha fatto scalpore, destato persino stupore, l’intervista che l’amministratore ha rilasciato in TV a proposito di Dybala. Se vuoi i soldi che chiedi vedi di guadagnarteli e poi ne parleremo a fine febbraio. Sacrosanto modo di parlare e speriamo di agire perché non si sa mai. Non sono completamente d’accordo con il nostro direttore che Dybala sia destinato all’Inter tramite Marotta perché se la cosa fosse successa tre anni fa quando l’ amministratore fu cacciato potrei capirla, ma oggi, pensandoci bene, che va a fare Dybala all’Inter essendo la copia di Lautaro Martinez? È un fatto puramente tecnico, magari è già tutto fatto ma è lecito avere dei dubbi. Per tornare alla mia botta di malinconia al pensiero di cosa era la Juve ai tempi di Boniperti, quando ebbi la fortuna e l’opportunità di realizzare un LP allegato a un libro intitolato “Vent’anni di Juve”, conobbi molto bene il presidente del quale l’allora addetto stampa Alberto Refrigeri mi raccontò diversi aneddoti che rivelavano la sua indistruttibile juventinita’. Lui come ogni anno, nei giorni del ritiro a Villar Perosa, vi si recava personalmente per la firma dei contratti, i procuratori allora non esistevano. L’ anno, il 1976, che il Torino vinse lo scudetto precedendo la Juve, si recò in estate come sempre a Villar Perosa durante il ritiro.