LA JUVENTUS ERA IL TERZO CLUB AL MONDO POI FECERO CALCIOPOLI……
“Nel 2005-2006 la Juventus era il terzo club al mondo per fatturato. Il primo e il quinto club erano separati da 30 milioni di euro. La Juve in quel momento poteva permettersi di comprare tutti i più forti top player. Tra il 1995 e il 2005 giocarono nella Juve ben cinque palloni d’oro o futuri palloni d’oro: Baggio, Zidane, Henry, Nedved e Cannavaro. Poi arrivò calciopoli… Con calciopoli gente come Giraudo, Moggi e Galliani, che garantivano soldi e successi sportivi anche alla nazionale furono messi in disparte. A comandare il calcio italiano arrivarono personaggi come Lotito, un politicante della peggior specie, e Guido Rossi, che come ex dirigente dell’Inter aveva già dimostrato quanto ne capiva di calcio, scambiando Pirlo e Seedorf con Coco e Taribo West. Calciopoli fu una mossa politica. Moggi e co. dovevano sparire dal calcio per dividere la torta dei diritti tv tra tutti i club. In precedenza ogni club negoziava per conto proprio, perché chi acquistava i diritti televisivi dei grandi club poi vendeva pubblicità, mentre i piccoli club all’estero non se li filava nessuno. I soldi che entravano nel calcio italiano transitavano attraverso le casse di Juve, Milan e Inter, che poi fornivano i calciatori anche alla nazionale. Dopo calciopoli i diritti televisivi furono ripartiti tra tutti i club con diversi criteri. La Juve fu la più danneggiata, perché era l’unico top team che si finanziava da sé con bilanci in pareggio e perché da top mondiale si ritrovò ad essere una squadra di serie B.
Nella mangiatoia dei diritti tv ci mise il grugno Berlusconi, che doveva impedire che ci fosse una vera asta, come accadeva in tutta Europa (ma non da noi). E Lotito, che faceva da collettore di voti per gli onorevoli tra le tifoserie di varie squadre. Tutti applaudivano un calcio più pulito… In realtà i piccoli club erano contenti perché avevano accesso ai diritti tv. Berlusconi, perché il business dei diritti tv gli fruttava molto di più di quello che spendeva di tasca propria per tenere il Milan al top. Moratti, perché si era levato la Juve dalle palle. I piccoli club smisero di allevare campioni per i top team: li vendevano all’estero, dove pagavano meglio (grazie alla crescita degli introiti delle tv). L’Italia si trovò ad essere il paese col maggior numero di club professionistici al mondo, tra i quali dividere una torta sempre più piccola. Perché nel frattempo gli altri campionati crescevano in fatturato e il nostro no. A un certo punto i piccoli club nostrani smisero anche di allevare giovani forti: comprare cinque slavi o nigeriani scarsi costava meno che tirare su un giovane italiano lungo la trafila delle giovanili; e gli stranieri che arrivavano erano tecnicamente scarsi, perché quelli forti li compravano i club spagnoli e inglesi. Ci siamo ritrovati con squadre piene zeppe di giocatori ultratrenni e qualche giovane: tutti stranieri, quasi tutti scarsi. Fin dall’inizio il nuovo modello economico del calcio italiano era insostenibile. C’è voluto lo schiaffo della mancata qualificazione agli ultimi mondiali per capirlo. O forse no. Albertini, fresco dirigente della Figc, incaricò il suo amico Roberto Baggio di fare un giro in Europa per capire come avessero fatto Francia, Belgio, Olanda e Portogallo a superarci. Nella sua relazione Baggio scrisse che in Italia non si investiva nei vivai e propose un sistema federale di controllo del calcio giovanile, come in Germania; seconde squadre, come in Spagna; e stadi di proprietà dei club, come in Germania, Olanda, Inghilterra e Spagna. Baggio fu cacciato via in malo modo dalla Figc e la sua relazione fu considerata irricevibile. Tutto doveva rimanere fermo, immutabile. Ora guardate qual’è l’unico top team della serie A che ha costruito lo stadio di proprietà e si é fatto la seconda squadra. Nel frattempo si sono vinti 9 scudetti di fila e si sono giocate due finali di Champions. E tutti a dire che la Juve ruba – è l’invidia della mediocrità che ci perseguita! Ora la Juve vuole levarsi dalle palle il peso morto di questo sistema calcio malato, perché guidato da incompetenti, corrotti e invidiosi. Vuole spiccare il volo in un calcio di dimensioni europee. Inter e Milan seguono il suo esempio. E gli altri club? E la federazione? E i giornalisti sportivi? Tutti con la bava alla bocca! Sapete che vi dico? Che vadano tutti a farsi benedire! W la Superlega!” Giovanni Baronetti