E’ MORTO LEONCINI UNA GRANDE BANDIERA BIANCONERA
Era Leo, semplicemente Leo. Il cognome, Leoncini, abbreviato per significare il suo carattere e la sua grinta da “re della foresta”messi al servizio di quella che, almeno emotivamente, fu la Juventus più bella.La squadra il cui presidente era il dottor Umberto Agnelli, padre di Andrea, il quale questa sera in tribuna d’onore per assistere alla sfida con il Milan sicuramente riserverà un tenero pensiero al giocatore che così tanto fu prezioso per le fortune della squadra paterna. Gianfranco Leoncini, vecchio cuore bianconero, che se ne è andato ieri nell’ospedale di Chivasso a settantanove anni quattordici dei quali vissuti con la maglia bianconera addosso per la conquista di tre scudetti e di altrettante Coppe Italia.
Prima terzino e successivamente centrocampista fu un poco, a livello tattico e tecnico, quello che sarebbe poi stato Beppe Furino. Un trascinatore, ma soprattutto un lottatore capace di non mollare mai. Esattamente come nella vita che, negli Anni Ottanta, gli riservò il brutale scherzo della leucemia. Un male, solitamente devastante, che Leo seppe combattere, domare e vincere tanto che lui stesso agli amici confessava di sentirsi un miracolato e che senza alcun dubbio era stato quello il suo scudetto più bello.
Romano di nascita, parlava correttamente il dialetto piemontese perché da Chivasso, cittadina limitrofa al capoluogo, non se ne era mai andato. Era diventato, nel tempo, la memoria storica della Juventus sulla quale raccontava aneddoti e curiosità di grande fascino perché prodotti da uomini e compagni di gioco speciali come Omar Sivori e John Charles. Ciascun ascoltatore, grazie alle parole di Leo, aveva la fortuna di poter rivivere momenti di autentico incanto bianconero già sperimentati mentre i più giovani avevano l’opportunità di venire a conoscenza di fatti e di personaggi che sembravano inventati tanto erano leggendari.
Accanto all’affabulatore c’era comunque e sempre Gianfranco, l’uomo. Il lottatore la cui voce ora è stata bruscamente zittita proprio alla vigilia della partita con il Milan il cui storico capitano, Gianni Rivera, non aveva difficoltà ad ammettere che l’unico avversario che veramente temeva era Gianfranco Leoncini. Un vecchio e caro Leo di una Juve da sogno.Marco Bernanrdini
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