IL CALCIO DI ALLEGRI E’ IGNOBILE,ORA HA CAMBIATO ED ESULTO DA DENTRO IL CARRO DA DOVE NON MI MUOVE NESSUNO DI MARCELLO CHIRICO
Dopo una notte favolosa come quella del 12 marzo scorso, sembrerà paradossale e per certi versi comico, ma per poter festeggiare il passaggio del turno in Champions molti juventini – sottoscritto compreso – hanno dovuto chiedere il permesso. A chi? A quei tifosi della Gobba che, non si sa per quale diritto, si ritengono i depositari della fede bianconera. Coloro che, come San Pietro nel giorno del giudizio, stabiliscono chi far salire sul metaforico carro di Madama e chi no. Quelli che scelgono quali sono gli eletti, e quali gli eretici.
La distinzione viene operata con criteri alquanto manichei: coloro i quali non mettono mai in dubbio le potenzialità della squadra e non si azzardano, neanche occasionalmente, a criticare l’operato dell’allenatore, hanno diritto ad accedere all’Eden bianconero e, come in questo caso, godere di una vittoria. Tutti gli altri sono dei dannati, condannati a tifare per altre squadre.
L’ultimo armageddon è avvenuto appunto dopo l’epica remuntada con l’Atletico Madrid: anziché festeggiare tutti insieme l’approdo ai quarti, è partito un vero e proprio regolamento di conti interno tra allegri ani e antiallegriani. Le cronache di questo scontro sono ampiamente documentate sulle diverse piattaforme social. Una specie di notte di San Bartolomeo, altrettanto aspra ma per fortuna meno cruenta.
Secondo voi, è normale che una tifoseria possa litigare e dividersi in questa maniera dopo una partita , e soprattutto un verdetto finale, come quello di martedì scorso? Per quanto mi riguarda, me la sono goduta alla grande lo stesso, indipendentemente da chi mi chiedeva – nemmeno tanto cortesemente – di scendere dal fantomatico carro. Lì sopra ci sono sempre stato, ci sono e ci resterò seduto fin quando continuerò a vivere su questa terra, perché la mia fede è talmente incrollabile che non ho bisogno di fare penitenza o recitare atti di dolori per poter espiare i miei supposti peccati.
Tipo: l’aver criticato appunto Mister Allegri dopo la sconfitta (ignobile) al Wanda Metropolitano. Figlia, a mio modo di vedere, di tante altre partite giocate alla stessa maniera (ignobile) dalla squadra negli ultimi 2 mesi, ovvero male. Un calcio brutto, antico, parecchio conservativo, con troppe pause e poco ritmo. Un modo di giocare sufficiente per dominare in Serie A, inadatto per palcoscenici continentali. L’esatto opposto di quanto si è visto invece contro l’Atletico, dove abbiamo assistito ad una totale metamorfosi calcistica. Con gli stessi giocatori, e il medesimo allenatore. Si sono visti ritmo, aggressività, una mentalità offensiva spinta alle estreme conseguenze (usciva Spinazzola, entrava Dybala; fuori Mandzukic, dentro Kean), un ardore senza limiti, anche quando è stato raggiunto il 3-0. La dimostrazione che una Juventus diversa, decisamente più convincente e propositiva, è possibile vederla e ammirarla. Ed è quella che servirà d’ora in avanti in Champions, se l’obiettivo è appunto quello di arrivare fino in fondo a questa maledetta competizione.
“Le critiche fanno bene” lo ha ammesso lo stesso Allegri nella conferenza post partita. Si badi bene: criticare non significa non riconoscere a questo allenatore i giusti meriti per i trofei fin qui conquistati, ma limitarsi a fargli notare quando sbaglia o si incaponisce a far giocare la squadra in modalità “risparmio energetico”, da far spazientire in campo pure Ronaldo. Oltre a qualche dirigente in tribuna, che dopo Madrid qualcosa deve avergli detto, altrimenti non si spiegano i repentini cambi di registro visti già contro l’Udinese, e ripetuti poi nella gara spartitraffico con l’Atletico. Qualcosa è capitato, e – considerati gli effetti – è un bene che sia successo. “Le critiche fanno bene”, senza esagerare come fanno quelli che nemmeno dopo il trionfo di martedì scorso riesco a tributare un “bravo” a Max Allegri.
Per quanto mi riguarda, i complimenti glieli ho fatti, perché se li è meritati (Can centrale difensivo aggiunto e Spinazzola sulla fascia sono, obiettivamente, due belle “allegrate”), così come sono pronto a criticarlo ancora se dovesse – e non glielo auguro – commettere altri errori , o tornasse a fare il “cagòn”. Tutto da dentro al carro, dal quale nessuno potrà mai permettersi di spingermi fuori. Così
come io non farò con loro, perché tutti uniti – come avvenuto allo Stadium martedì scorso – si vince.
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