GLI SCUDETTI SONO 36 QUELLI APPESI E QUELLI SUL CAMPO
Certo che ascoltare il presidente Andrea Agnelli avanzare l’ipotesi di un’unità di intenti di tutto il calcio italiano, per il bene di sé stesso ed affiancare una sorta di “pax taurinensis” sul passato remoto e prossimo, quando alcune ferite sanguinano ancora, ha fatto un effetto dirompente. Dove? All’assemblea degli azionisti, nella mattinata di oggi (ieri per chi legge).
Immediata è stata la serie di azionisti che si sono prenotati agli interventi per ricordare e non dimenticare i misfatti di Calciopoli. Sacrosanta la affermazione di uno di essi: “Fino a quando i 2 scudetti non torneranno indietro, la parola “fine” non sarà mai scritta”. Che dire? Fulmine a ciel sereno, ma tanto tanto abbacinante. Dove sono finiti i 440 milioni di euro richiesti dallo stesso Andrea Agnelli alla F.I.G.C. come risarcimento danni?
Dobbiamo forse lasciare che i prescritti si possano appropriare di un tricolore a mo’ di patacca, mai visto da vicino sul campo e piazzato in bacheca con lo stile di chi si butta sul cibo dopo 18 anni di digiuni? Altro che Totò con gli spaghetti in tasca Nessuna televisione lo paleserà, ma da quella dichiarazione del presidente in avanti, gli interventi hanno picchiato sodo sugli scudetti “rubati”. D’altra parte, di cosa battere e controbattere in un’assemblea nella quale è apparso da subito tutto preconfezionato e senza la presenza dell’eminenza grigia con difetto di vista.
A lui avrei voluto domandare: “Dottor Marotta, ora che va dalla parte dei cartonati e nel breve volgere di una giornata, il mondo del pallone per lei passerà dal sole all’esatto opposto, fuori da questo stadio, in cuor suo, conterà sempre 36 o ne toglierà subito 2, come da contratto col nemico?” Non l’ho potuto fare, perché come nella tradizione F.I.A.T. più “vallettiana” che c’è, non si perde tempo a salutare chi esce, in sua presenza. Al massimo si fanno recapitare gli ossequi. Come sappiamo essere “falsi e cortesi” noi figli della Mole!
A scanso di equivoci, gli scudetti sono 36. Perché si rispettano le sentenze, proprio per questo, sono 36. Perché ci sono anche le sentenze del campo che vanno rispettate e queste raccontano di vittorie indiscusse, di rovesciate di Alex e colpi di testa di Trezegol, di soldi nella valigetta del Genoa (vero Preziosi?), di Parma – Lecce sotto inchiesta. La Juve mai, la Juve davanti a tutti, punto e a capo. Perché le sentenze del campo raccontano di 91 punti (t.d.c. cit. Mughini) e di nessuna partita indagata, l’intero campionato non indagato, con i bauscia a 17 punti di distacco e terzi. Anche queste sono sentenze e nello sport, forse più valide di quelle emesse da un tribunale del popolo che fonda la propria autorità su una giurisprudenza degna del terrore di Robespierre.
“A casa mia espongo i quadri che voglio” ha dichiarato Andrea Agnelli, dando per scontato che lo Stadium sia la casa degli juventini, strafregandosene del “sentimento popolare”. Eppure, il neo presidente Gravina pare che si sia già piegato alla Ragion di Stato, correggendo alcune sue dichiarazioni, in modo che non irritino la Milano “bevuta” (alla Milano da bere ci han pensato i cinesi). La polenta italica non cambia sapore e non vorrei che, impegnato nei grandi numeri dell’E.C.A., Andrea Agnelli avesse perso il contatto con gli “uccelli paduli” che inflazionano la Lega e la Federazione.
La cosa più importante è comunque sempre la crescita della competitività della squadra, vera “conditio sine qua non” per aumentare il numero che fa bella mostra all’ingresso della “nostra casa”, magari con qualche “orecchia” attaccata. Poi, se proprio occorre, porteremo le tifoserie altrui in tour, per far aumentare la cronicità della loro situazione epatica. Chiaro come il sole, caro Presidente Agnelli, che al 36 non si abdica. L’armonia, tipo il “rubentus” d’importazione sul sito dei Reds, può attendere.Marco Sanfeliice