EFFETTO RONALDO,EFFETTO BRUCIORE DI CULO di Marcello Chirico
Non si fa che parlare in questi giorni di “effetto Ronaldo”.
Occorre operare, però, una netta distinzione tra l’effetto ottenuto sui tifosi juventini (ultra positivo) e quell’altro scatenatosi, in parallelo, tra gli antiJuve (e altamente negativo).
Il primo sta producendo ciò che il club si aspettava, ovvero un immediato ritorno sul piano commerciale, oltre che un aumento esponenziale dell’entusiasmo generale: magliette ufficiali vendute a getto continuo negli store dal momento in cui l’acquisto di CR7 è stato ufficializzato, abbonamenti allo stadio andati esauriti nonostante gli aumenti vertiginosi, i biglietti del tradizionale vernissage di Villar Perosa in programma il prossimo 12 agosto, ma stavolta impreziosito dal debutto in bianconero di CR7, volatilizzati in poche ore, al punto da pensare per un momento di trasferire l’evento allo Stadium, per un primo pienone.
E siamo solo all’inizio.
Poi c’è il secondo effetto, quello prodotto sugli avversari, dai risvolti spesso comici se non addirittura patetici. La seccatura che il più forte giocatore del mondo e pluri-pallone d’oro sia stato acquistato dal club più detestato d’Italia, per certi versi, può essere pure comprensibile, ma le scemenze dette da alcuni opinionisti in tv, e immediatamente raccolte e fatte proprie da milioni di invidiosi sui social, proprio no.
Rosicare è umano e legittimo, lo avrei fatto anch’io se Ronaldo fosse finito, che ne so, al Napoli – visto che laggiù stanno credendo alla favoletta messa in giro dal DeLa che la prima scelta del portoghese sarebbe stata Partenope – avrei cercato però di mantenere un minimo di contegno ed evitato di portare il cervello all’ammasso.
Mai, per esempio, mi sarebbe passato di classificare Ronaldo come un vecchio giocatore, ormai in inesorabile parabola discendente. Fino al giorno prima del suo acquisto da parte della Juventus, nessuno degli attuali detrattori manco si ricordava quanti anni avesse, talmente era strabiliante nelle sue performance, al punto che qualcuno si era persino acquistato la t-shirt con la sua mitica rovesciata allo Stadium, o – peggio ancora- se l’era tatuata su un braccio, in segno di sfregio nei confronti della Juve e di autentica adorazione verso il giocatore. Adesso tutti costoro sono gli avanguardisti del movimento anti CR7, ritenuto alla quasi unanimità un 33enne bollito che flopperà alla Juventus, accusata di aver fatto un investimento a perdere.
Boh, io mi limito a leggere i numeri, i quali dicono che Ronaldo, solo nell’ultima stagione, ha fatto più gol di quella precedente: 44 reti in 44 presenze, e si è portato a casa il quinto pallone d’oro. Di bollito, qui, io ci trovo solo i cervelli e i fegati degli anti-juventini.
Ma poi, domando, è mai possibile che tutti costoro si preoccupino solo di ciò che fa la Juventus e di quale sarà il rendimento in campo di Ronaldo, anziché concentrarsi sulle proprie squadre?
A Napoli finora è arrivato Ancelotti, ma con lui sono approdati nel golfo solo Verdi e Ruiz, dopo aver vagheggiato Di Maria, Benzema, e chiesto a Cavani di dimezzarsi lo stipendio se desidera davvero tornare ad indossare l’azzurro. Anziché prendersela col proprio presidente che non spende, i napoletani preferiscono invece ingaggiare con gli juventini l’assurda polemica su Mendes che avrebbe prima proposto Ronaldo a De Laurentiis, e poi ad Agnelli. Come se lo scafato procuratore lusitano non sapesse fin dall’inizio che il Napoli non avrebbe mai potuto permettersi CR7. Ci hanno fatto per anni una testa così con la storia del fatturato, e adesso si inventano la fanfaluca che per Ronaldo la Juventus rappresentava il Piano B.
Non ci crede nessuno manco su Marte.
Saliamo su, fino a Milano, tra tripletisti e lucidatori di coppe.
In questo periodo i primi si aggiudicano solitamente il tricolore dell’estate, quello giocato sotto l’ombrellone a colpi di mercato: quest’anno, con l’arrivo di Ronaldo alla Juve, l’hanno già perso prima di agosto, mentre erano convinti di averlo in tasca con gli acquisti di De Vrij, Asamoah, Lautaro e soprattutto del ninja Nainggolan, con l’antijuventinità tatuata sulla pelle, e dopo 2 capriole vere sul campo finito già in infermeria.
Giurano di non avere paura della Juve griffata CR7, ma intanto si augurano che, dalla Cina, Suning dia il via libera per qualche acquisto di livello – paletti UEFA permettendo – in modo da rispondere alla Juve, perché l’arrivo di Ronaldo non l’hanno affatto preso bene. Lo ha ammesso Moratti stesso, paradigma per eccellenza dell’interismo. E allora, per farsi coraggio e attutire la botta, sapete cosa sono arrivati a dire? Che Ronaldo, a 100milioni, poteva andare solo alla Juve perché per tutti gli altri, Bayern, Barcellona e inglesi, la clausola era molto più alta, e quindi Florentino é stato costretto a cederlo alla Juve. Della volontà di Cristiano, loro, non ne tengano proprio conto, non esiste. Tra l’altro, non avrebbe voluto andare a Napoli?
Castronerie a go-go.
Poi ci sono i loro cugini, appena passati dall’enigmatico Yonghong Li – finito (seppur tardivamente) sotto indagine – al fondo speculativo statunitense Elliott, che si è insediato con un cda dal vago sapore berlusconiano e davvero poco americano. Molti milanisti già col cinese pescato forse in Paolo Sarpi si illudevano di avere fatto bingo, adesso pensano di aver risolto tutti i problemi con gli “amici americani”, i risanatori che vorrebbero acquistare Higuain ma con Bonucci già pronto a salutare, dopo una sola stagione in rossonero. Tutto normale?
Entrambe le società milanesi vivono rimembrando un glorioso passato in un presente parecchio incerto, ma per i loro tifosi – non necessariamente solo quelli da bar, pure per quelli aulici – è più importante spiare cosa fa la Juventus e criticarne ogni mossa, ogni scelta. A sentir loro, Agnelli e soci non ne imbroccano mai una.
Intanto vincono. Intanto comprano Cristiano Ronaldo.
Faccio lo spelling: CRI-STIA-NO RO-NAL-DO
Ricevuto bene a Milano e Napoli?