Gaza, appello dell’Onu: ‘Agire per evitare una guerra’,i morti ora sono 60
ll giorno dopo il massacro al confine fra Gaza e Israele – i morti sono saliti a 60 e oltre 2.400 feriti -, mentre gli scontri in Cisgiordania per il giorno della ‘Nakba’ provocano decine di feriti e i Territori palestinesi fanno lo sciopero generale, la Turchia espelle l’ambasciatore israeliano e il Belgio convoca a Bruxelles l’ambasciatore d’Israele. Intanto il console turco a Gerusalemme viene convocato al ministero degli Esteri israeliano per chiedergli “di ritornare in patria per un lasso di tempo per consultazioni”. Stesso trattamento anche per l’ambasciatore israeliano ad Ankara a “causa dei morti” a Gaza.
I palestinesi chiedono all’Onu di indagare per i crimini commesi dalle forze di occupazione israeliane: indagine bloccata in Consiglio dal veto degli Stati Unii. Israele risponde che almeno 24 dei palestinesi uccisi ieri erano “terroristi nell’atto di compiere atti di terrore”. Gli Stati Uniti, che ieri hanno inaugurato la loro controversa ambasciata a Gerusalemme, facendo scattare la giornata della rabbia, oggi hanno difeso lo stato ebraico, affermando che “nessun Paese in questa situazione agirebbe con più moderazione di quanto ha fatto Israele”.
Israele “deve calibrare l’uso della forza, deve proteggere i suoi confini ma farlo in modo proporzionato. Mentre Hamas non deve usare le proteste per mettere bombe e compiere atti provocatori”, ha detto Nikolay Mladenov, coordinatore speciale dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente, durante la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza sulla situazione a Gaza. “La comunita’ internazionale deve intervenire e prevenire una guerra”, ha aggiunto Mladenov, definendo la situazione nella Striscia “disperata”.
L’ambasciatore israeliano in Turchia Eitan Naeh è stato convocato al ministero degli Affari esteri turco ad Ankara e gli è stato chiesto di lasciare il paese “a causa dei morti” a Gaza. Lo riferisce Haaretz.
Gli Stati Uniti hanno bloccato una dichiarazione del Consiglio di Sicurezza Onu elaborata dal Kuwait che esprimeva sdegno e dolore per la morte dei civili palestinesi a Gaza, e chiedeva “un’indagine indipendente e trasparente delle Nazioni Unite per determinare la responsabilità”. Lo riferiscono fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro. Le dichiarazioni del Consiglio devono essere approvate all’unanimità e se anche un solo paese si oppone non possono venire adottate. Il Consiglio di Sicurezza si riunirà oggi su richiesta del Kuwait per discutere la situazione a Gaza.
Violenti scontri fra manifestanti ed esercito israeliano a Gaza e in Cisgiordania nel giorno in cui si è inaugurata l’ambasciata americana a Gerusalemme e si sono celebrati i 70 anni della nascita dello stato d’Israele. E’ salito a 60 il bilancio complessivo dei manifestanti palestinesi uccisi nel corso degli scontri con l’esercito israeliano sul confine tra Gaza e lo Stato ebraico. Lo riferisce la Wafa. In questo numero è compresa anche la bebè di otto mesi morta, secondo il ministero della sanità della Striscia, per l’inalazione dei gas lacrimogeni sparati dall’esercito e che si trovava sotto una tenda con i genitori, allestita dagli organizzatori della manifestazione, non distante dai reticolati della barriera difensiva.
Due dimostranti palestinesi sono stati feriti dal fuoco di militari israeliani durante disordini sviluppatisi a Hebron (Cisgiordania) nel corso di manifestazioni indette in occasione della Nakba, quella che per i palestinesi è la ‘catastrofe’ della costituzione di Israele avvenuta 70 anni fa. Lo riferisce la agenzia di stampa Maan. Fonti locali aggiungono che si tratta di due adolescenti, uno dei quali in apparenza versa in condizioni gravi. Altri incidenti, aggiungono fonti locali, sono avvenuti presso l’insediamento ebraico di Beit El, nella zona di Ramallah.
Un manifestante palestinese è stato ucciso da Israele ad est del campo profughi di Al-Bureij nella parte centrale di Gaza durate le proteste per il giorno della Nakba. Lo dice il ministero della sanità della Striscia citato dall’agenzia Maan. L’uomo – ha proseguito – è stato identificato in Nasser Aourab (51 anni).
L’ambasciata americana apre a Gerusalemme in una giornata segnata a Gaza dallo scontro più sanguinoso tra Hamas e Israele dalla guerra del 2014. Una sessantina di manifestanti palestinesi, secondo il ministero della Sanità, sono rimasti uccisi dal fuoco dell’esercito israeliano lungo la barriera difensiva ed oltre 2800 feriti, di cui 27 versano in condizioni gravi. Un conflitto generato dall’intenzione di Hamas di oltrepassare il confine dello Stato ebraico e dalla risposta durissima di Israele, determinato ad impedirlo ad ogni costo. Due fatti che hanno calamitato l’attenzione mondiale, a partire dal gruppo terroristico al-Qaeda, che ha chiamato i musulmani al Jihad contro l’America di Trump e Israele. Mentre il presidente palestinese ha denunciato che gli Usa a Gerusalemme non hanno aperto un’ambasciata “ma un avamposto”, alludendo ai coloni israeliani, e annunciando per domani lo sciopero generale dei Territori in protesta per gli uccisi a Gaza. L’intero mondo arabo d’altra parte si è schierato contro la mossa americana, condannando i fatti di Gaza. Ma anche l’Ue, la Russia e l’Onu hanno preso le distanze dalla cerimonia di Gerusalemme. “Il regime israeliano – ha tuonato il ministro degli esteri di Teheran Mohammad Javad Zarif – massacra innumerevoli palestinesi a sangue freddo durante una protesta nella più grande prigione a cielo aperto”. Il premier Benyamin Netanyahu ha ribattuto che Israele “continuerà ad agire fermamente per proteggere la sua sovranità e i suoi cittadini”. “Hamas – ha insistito – sostiene che intende distruggere Israele e invia migliaia di persone a violare la barriera difensiva per realizzare questo obiettivo”. Con lui si è schierata in serata la Casa Bianca, attribuendo ad Hamas tutta la responsabilità dei morti. A Gerusalemme, blindata per l’occasione, la delegazione Usa – con a capo il vice segretario di Stato John Sullivan, la coppia Ivanka Trump-Jared Kushner e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin – ha reso omaggio a David Friedman, primo ambasciatore americano a Gerusalemme “capitale di Israele”, scoprendo la targa che insedia la missione. In un videomessaggio Donald Trump ha ribadito che “Israele, come ogni Stato sovrano, ha il diritto di determinare la sua capitale” e ha salutato via Twitter “un grande giorno per Israele”. Poi ha aggiunto: “La nostra speranza è per la pace e gli Stati Uniti restano impegnati per un accordo di pace”.
Poco prima Kushner aveva chiarito che “gli Usa fanno ciò che è giusto, ed hanno spostato l’ambasciata nella capitale di Israele”. Parole colte al volo da Netanyahu che – in una cerimonia segnata da un diffuso senso religioso – ha ringraziato Trump “per aver avuto il coraggio di mantenere la sua promessa”. Il presidente americano, ha aggiunto, “ha fatto la storia. Eravamo a Gerusalemme e siamo qui per restarci”. Negli stessi momenti al confine con Gaza lo scontro era al culmine, e anche in Cisgiordania si sono verificati incidenti. Fin dalla mattina i primi manifestanti palestinesi si sono avvicinati ai reticolati con l’intenzione di tagliare il filo spinato per andare oltre la frontiera. Aerei israeliani hanno lanciato volantini in arabo nel tentativo di dissuadere i dimostranti: “Non lasciate che Hamas vi usi cinicamente come suoi pupazzi”. Sul campo la situazione è via via peggiorata con il passare delle ore. Oltre 40mila manifestanti per l’esercito, circa 100mila per Hamas, si sono scontrati con i soldati in 13 punti di attrito lungo tutta la Striscia: sassi, molotov, ordigni esplosivi contro lacrimogeni e tiratori scelti israeliani. L’esercito dello Stato ebraico ha fatto sapere di aver colpito con un raid aereo “cinque obiettivi terroristici di Hamas” a Jabaliya, nel nord della Striscia, e di aver sventato un attentato presso Rafah, nel sud, uccidendo tre palestinesi. Finita la cerimonia a Gerusalemme, lo scontro è terminato: i dimostranti palestinesi hanno cominciato ad abbandonare il confine rientrando nella città di Gaza con autobus messi a loro disposizione da Hamas. Ma domani, come annunciato dalla stessa Hamas, è possibile che le proteste si ripetano in occasione della ricorrenza della ‘Nakba’, la ‘Catastrofe’ con cui i palestinesi ricordano la nascita dello stato di Israele. Lo stesso giorno in cui Trump ha voluto inaugurare la sua ambasciata a Gerusalemme.