UNO SCUDETTO STRAORDINARIO

La Juventus si e’ laureata campione d’Italia per la 36/a volta, la settima di fila. I bianconeri all’Olimpico hanno pareggiato 0-0 con la Roma e ad una giornata dal termine della stagione hanno 4 punti di vantaggio sul Napoli, che ha battuto 2-0 la Sampdoria a Genova con reti di Milik e Albiol.

Allegri, con questa squadra è più facile

Tweet Juventus, siamo entrati nel mito

Non è da tutti festeggiare due volte nel giro di quattro giorni, per di più farlo sul campo di una delle sue grandi rivali ha un sapore ancora più dolce in casa Juventus che sul prato dell’Olimpico si è portata a casa stasera lo scudetto n.34 della sua storia, il settimo di fila. Basta uno scialbo 0-0 che annacqua i gol del Napoli a Marassi per rivedere i bianconeri di nuovo gioire e i giallorossi archiviare un campionato che ha regalato comunque loro di nuovo l’accesso alla Champions, anche se non ancora il terzo posto. Rispettato il copione nella serata dell’Olimpico, tornato anche in campionato a vestire l’abito della festa (53mila spettatori). Ma è l’unica nota lieta di una ‘mezza’ partita e di serata forse già scritta, con i tifosi di casa che amaramente rivivono un film già visto nel 2011 (scudetto al Milan con Allegri in panchina) e 2013, sempre qui ma questa volta a tinte bianconere. La Roma ci ha provato. Di consegnare il campionato ai rivali, per di più davanti al suo pubblico nell’ultima uscita casalinga proprio non ne aveva voglia. Ci ha provato almeno fino al 26′ st, quando Nainggolan si è fatto scioccamente buttare fuori per un secondo giallo dopo essere stato ammonito pochi minuti prima. Lì la partita è finita, e sono iniziati i festeggiamenti della Juve, brava a tenere palla fino alla fine senza correre pericoli (nè, per la verità, crearne).

Di Francesco ha preparato la sfida senza fare calcoli, con l’obiettivo di battere la Vecchia Signora costringendola a rimandare le celebrazioni di una settimana. Ambizione delusa da una squadra, la Juventus, che ha dimostrato ancora una volta cosa significhino forza, carattere, caparbietà. Di Francesco e Allegri giocano una partita a viso aperto, senza assilli di classifica (per la Juve il punticino aritmetico è solo una questione formale) e schierano due squadre votate all’attacco: 4-3-3 i giallorossi che lasciano in panca i claudicanti Manolas e Strootman per Pellegrini e Juan Jesus, con Under che vince il ballottaggio con Schick. Allegri osa ancora di più, presentandosi con un offensivo 4-2-3-1 e Bernardeschi, Mandzukic, Dybala e Higuain tutti insieme davanti alla cerniera Matuidi-Pjanic (fischiatissimo). Quella che va in scena è però più una “amichevole di lusso” che solo nel primo tempo mette in campo sano agonismo (gialli a Pjanic e A.Sandro), la giusta cattiveria e qualche lampo di spettacolo. La Roma si mostra più vivace e già all’8 avrebbe una buona chance con Pellegrini, bravo a rubare palla a Matuidi (entrato all’ultimo momento al posto di Khedita fermatosi nel riscaldamento) e a servire il liberissimo Dzeko che però perde l’attimo. Due minuti e tocca stavolta a Nainggolan spaventare Szczesny con un percussione da centrocampo che però si perde alta. Il match corre via veloce, anche se le occasioni vere e proprie latitano. Nainggolan ringhia come ai vecchi tempi, De Rossi detta i tempi e la Juve soffre con l’uomo in meno a metà campo, soprattutto Mandzukic e Bernardeschi sono spesso avulsi dalla manovra. Under ci prova al 25′, si libera bene ma trova il muro Rugani sul più bello.

Il primo squillo Juve arriva solo al 33′ con Dybala che spaventa Alisson con un tiro da lontano, poi ci prova Bernardeschi al 37′. La ripresa si apre con un gol di Dybala annullato per fuorigioco, poi nient’altro fino al 26′ quando Nainggolan, appena ammonito, fa il bis per un fallo su Dybala e lascia la sua squadra in 10. Di Francesco corre ai ripari: fuori Pellegrini e Under, dentro Gonalons e Schick, per un accorto 4-3-2, ma la partita si può dire finita qui: la melina bianconera degli ultimi 20′ serve solo a far festeggiare i tanti tifosi juventini, insensibili anche ai gol del Napoli a Marassi. La Roma non pressa e non riparte, la Juve controlla e giochicchia la palla a metà campo senza sussulti, l’ultimo, quello dal sapore più bello, arriva al 90′ ed è quello che cuce il 33mo scudetto, il settimo di fila, sulle maglie bianconere e fa stappare altre bottiglie di champagne, quelle rimaste nel freezer mercoledì scorso dopo la vittoria in Coppa.

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