IL PRESIDENTE DELLA JUVENTUS SI SFOGA E RILANCIA DALLE PAGINE DI TUTTOSPORT
a Tuttosport. Da Cardiff al mercato e al futuro, ecco le sue risposte: “Cominciamo dalle mie ultime parole al termine della finale di Champions League persa a Cardiff contro il Real Madrid. Il senso era questo: valutiamo l’intera stagione. Siamo estremamente orgogliosi di tutte le persone che hanno lavorato nella Juventus e che hanno partecipato alla conquista del sesto scudetto consecutivo e della terza coppa Italia consecutiva. Siamo fieri di ciò che abbiamo fatto. La Champions è una competizione europea in cui sbagliare anche soli 20 minuti può essere determinante. Però valutare una stagione per 20 minuti sarebbe sbagliato. Attriti nell’intervallo? Per nulla. Nessun attrito. Come avviene in tutte le partite sono sceso negli spogliatoi prima, nell’intervallo e dopo. Vado sempre nello spogliatoio. E sono stato testimone oculare. A Cardiff non c’è stato nessuno screzio, nessuna baruffa. Cos’è successo tatticamente nel secondo tempo? Ho competenze specifiche in altri campi. Il mio compito è la gestione annuale dei miei dirigenti per quello che fanno nella stagione. I 20 minuti in campo vengono analizzati dai tecnici. Perché se valutassimo allora i 90 minuti a Torino col Barcellona faremmo ragionamenti diversi. Non si può giudicare una stagione per 20 minuti finali. Vinti 6 scudetti e 3 coppe Italia di fila? Il vero significato di ciò che è stato compiuto lo comprenderemo tra tanti anni. Questa per me è una tappa di passaggio. Rappresenta la base sulla quale edificare i prossimi sette anni. La bellezza dello sport è che ogni stagione ci riporta ai cancelletti di partenza. E non valgono i 97 punti di distacco accumulati sulla seconda negli anni precedenti. Se vinci torni a zero. Se perdi puoi riprovarci».
LE SOCIETA’ MODELLO – “Il Real Madrid fa sicuramente sognare, ma io devo guardare al modello societario e devo pensare a diverse realtà come quelle che esistono in Germania, in Spagna, in Inghilterra. Se immagino un modello organizzativo guardo a quello tedesco. Se penso allo stadio osservo l’Inghilterra. Se penso ai flussi commerciali, al museo, alle altre attività riguardanti un percorso emozionale mi viene in mente il Barcellona. Bisogna essere noi stessi pur osservando le varie eccellenze in Europa. Noi vogliamo trasmettere una nuova identità ai nostri tifosi, a quelli che vivono in Italia e in Europa così come a quelli che sono in Oriente o in America, con dei prodotti che possano essere più lifestyle. Come? Bisogna osservare con attenzione chi ci segue. In Italia più di 14 milioni di persone, in Europa 50, nel mondo 350. Ma bisogna poi distinguere fra simpatizzanti e veri tifosi. Il nostro sarà un modo diverso di porsi verso il consumatore bianconero. Dal progetto di ristorazione Juventus, ad alcune attività commerciali in franchising in Cina e America. In modo da avere non solo l’elemento distintivo del grande campione, ma da proporre come figura di riferimento il club. Lo store recentemente inaugurato allo Stadium rappresenta un modello importante di questo mondo Juventus che si allarga. Ora dal museo si entra direttamente nello store della Juventus, uno dei più grandi in Europa. L’internazionalizzazione parte sempre da casa nostra, ma è il mondo che ci interessa”.