Pecoraro: mai accostato Agnelli alla ‘ndrangheta. La Bindi: «Mafie arrivate fino al club bianconero»

Il pg della Figc: «Nessuna conversazione dà la certezza che Agnelli conoscesse la natura criminale di Rocco Dominello. Prima udienza del processo sportivo il 26 maggio»

Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia (Ansa) Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia (Ansa)
L’intercettazione

«Nessuna conversazione dà la certezza che Andrea Agnelli conoscesse la natura criminale di Rocco Dominello». Il procuratore federale Pecoraro corregge se stesso davanti alla Commissione Antimafia. Il motivo del contendere – quello per cui è stato riconvocato dopo l’audizione del 7 marzo – è se il presidente della Juventus fosse o meno consapevole che il capo ultrà fosse indagato per ‘ndrangheta quando lo incontrava: «Non mi sono inventato un’intercettazione, abbiamo dato un’interpretazione. Ma da una lettura migliore adesso la attribuisco al pubblico ministero, la frase è del pm, poi tocca al giudice e a voi della Commissione decidere che rilevanza abbia. Sì, da un’interpretazione logica è del pm». Tuttavia successivamente il procuratore capo di Torino Spataro ha dichiarato di non aver dato alcuna interpretazione. La Juventus si è mostrata soddisfatta di quanto dichiarato da Pecoraro, del resto è questo il motivo per cui ha chiesto a gran voce di desecretare la precedente audizione del pg della Figc. Rosy Bindi, che presiede l’Antimafia, chiosa: «Un punto deve essere chiaro, l’affermazione del prefetto Pecoraro in merito a quella telefonata e a quella intercettazione: ammette che non si sta parlando di Agnelli». E puntualizza ancora, rivolgendosi al procuratore federale: «Sostenere che il presunto incontro tra il presidente della Juve e Dominello sia stato collocato dalla difesa del club bianconero a maggio o giugno 2012 per convenienza, cioè perché così sarebbe avvenuto prima dell’arresto dei suoi fratelli, è una forzatura. Potrebbe essere effettivamente avvenuto in quella data. Insomma, non è stato creato un falso». In questa giornata di retromarcia, per Pecoraro resta comunque in piedi il motivo alla base del deferimento della Juve a livello sportivo: «Non sono ammessi contatti con la tifoseria di quel tipo, parliamo di bagarinaggio. E la responsabilità è in primo luogo del presidente, diretta e indiretta. A me interessa che i biglietti siano finiti nelle mani di soggetti malavitosi e che questi li abbiano venduti».FONTE CORRIERE.IT

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