Stefano Esposito sul caso Juve ‘ndrangheta: “Campagna politica contro Agnelli. Qualcuno non ha capito che non fa più il prefetto”
Il senatore del Pd Stefano Esposito, membro della commissione Antimafia, ha fortemente contestato, al termine dell’audizione del legale della Juventus Luigi Chiappero, la tesi secondo cui il presidente della società bianconera Andrea Agnelli fosse a conoscenza della provenienza ndranghetista del capo ultrà Rocco Dominello, “portavoce” della curva e gestore di un lucroso giro di bagarinaggio organizzato grazie alla fornitura dei biglietti da parte della società stessa. Una tesi che viene caldeggiata nel deferimento alla giustizia sportiva fatto dal procuratore federale Giuseppe Pecoraro (in cui figurano alcune intercettazioni che dimostrano gli incontri e i rapporti diretti tra Agnelli e Dominello e la conoscenza del profilo criminale di alcuni capi ultrà) ma che molti asseriscono essere dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio da una “prova regina”: un’intercettazione che inchioda Agnelli, su sui però si sta sviluppando una sorta di giallo, perché non presente né nelle intercettazioni allegate al deferimento né negli atti trasmessi alla commissione dalla procura di Torino, ma evocata più volte nel corso dell’audizione.
Senatore, secondo lei la commissione Antimafia vuole colpire Agnelli?
Non sono tenuto a dare giudizi. Mi compete capire se gli atti relativi alle infiltrazioni accertate della ndrangheta nella vicenda del bagarinaggio fosse un’infiltrazione di cui c’era consapevolezza da parte di Agnelli o se invece così non è. E sulla base di ciò che noi abbiamo ascoltato e di ciò che abbiamo finora a disposizione si evince con certezza che la Juventus ha violato le regole sulla vendita dei biglietti. Che Andrea Agnelli sapesse che Dominello era un esponente della ndrangheta, o meglio che la sua famiglia avesse un curriculum ndranghetista, non c’è da nessuna parte, non c’è nessuna evidenza di questo. Mentre è chiaro che, nella Juve, almeno il responsabile sicurezza D’Angelo e il direttore commerciale Francesco Calvo fossero a conoscenza dei pregressi dei Dominello. Trovo singolare la certezza con la quale il procuratore federale scrive quelle cose su Andrea Agnelli.
Però in commissione molti suoi colleghi, oltre a ritenere sufficiente quanto contenuto nel deferimento, sono sicuri che la consapevolezza di Agnelli sia suffragata da una “prova regina”. Perché?
Ho letto in un documento secretato, riferibile a soggetti che sono stati auditi…
-Il procuratore Pecoraro?
Non posso confermare, questo lo dice lei…sono tenuto al segreto…comunque ho letto nel documento che questa persona, per spiegare alla commissione che Agnelli era consapevole della provenienza ndranghetista della famiglia Dominello, cita un’intercettazione da cui risulta evidente che Agnelli sapesse in maniera puntuale che la famiglia Dominello era legata alla ndrangheta. E siccome si trattava di uno stralcio citato da questa persona, ho chiesto di poter vedere tutte le intercettazioni che ci sono state trasmesse dalla Procura e non l’ho trovata. Non risulta da nessuna parte. Lo stesso avvocato Chiappero, che ha letto tutte le intercettazioni, non ha trovato nessuna intercettazione di questo tenore in capo ad Agnelli. E’ per questo che ho chiesto la desecretazione dell’audizione, ma per ottenere ciò ci vuole l’assenso del diretto interessato. E un’eventuale risposta negativa del soggetto mi porterebbe ad alcune valutazioni…
-E cioè che c’è un teorema contro Agnelli
In questa storia, molti hanno interesse ad attaccare la Juve perché rende elettoralmente nei propri collegi, anche se la magistratura ha già chiarito tutto. Si sta montando una campagna di stampa orchestrata da soggetti politici che poi se ne assumeranno la responsabilità.
-Chi è che orchestra?
Non posso dirlo, ho le mie opinioni e lo dirò nelle sedi preposte.
-Ecco, ma se la Procura ha già detto la sua, che interesse ha Pecoraro ad insistere?
Pecoraro lo sta dicendo nuovamente lei…di certo se questa intercettazione non esistesse, lo scenario cambierebbe di molto, e chi vuol far passare Agnelli come complice della ndrangheta non avrebbe più alcuna credibilità. Credo che qualcuno stia trattando questa vicenda come si trattano le interdittive antimafia, che possono basarsi solo sul sospetto. Temo che qualcuno non abbia capito di non essere più un prefetto che deve valutare le interdittive antimafia, ma che è chiamato ad attenersi alle prove. Non mollerò l’osso fin quando non avrò la certezza dell’esistenza o meno della “prova regina”. Tutto il resto parla di altro, non dei rapporti tra Agnelli e la ndrangheta. Tutto il resto è libera interpretazione, è il giochetto stile M5S, che considera mafiosi quelli che vengono chiamati in causa per corruzione. Noi siamo l’Antimafia, questo giochetto lasciamolo ai grillini.